Nel percorso esistenziale della vita ogni essere umano, anche colui che è avvolto nell'ateismo più assoluto, prima o poi dovrà scontrarsi con la propria moralità intellettuale... Alchimista Metafisico
Siamo spettatori universali: il dissolvimento delle democrazie in oligarchie mediatiche è all'opera non solo in Italia ma in tutto il mondo. H.G. Gadamer

lunedì 23 dicembre 2013

La strana simbologia sul casco dei poliziotti


 Qualche tafferuglio durante il periodo dei regali di Natale è una prassi oramai consolidata.
Non fa notizia.
Così a Firenze un minuscolo corteo di un centinaio di persone - ragazzine e immigrati, alcuni anzianotti dai capelli bianchi e facce note da una quarantina d’anni del ribellismo di estrema sinistra, oggi dalle connotazioni più che altro anarcoidi - ha tentato di sfondare il cordone di polizia schierato a difendere il centro dello shopping dalla contaminazione della contestazione.
Nulla di drammatico, naturalmente, ma nemmeno di così imprevedibile dal momento - ce lo ricordano gli ultimi dati diffusi da Bankitalia - che la crisi ha crudamente impoverito i più poveri, ma non il famoso 10% di popolazione superbenestante che nel frattempo ha addirittura incrementato le sue ricchezze. Trend ampiamente sviluppatosi nel corso degli anni berlusconiani che però qualcuno si ostina a non vedere, continuando ad equiparare destra e sinistra in un piattume ideologico poco sensato, ma molto declamato.
E’ tutto da dimostrare che poi abbia senso andare a vociare davanti a qualche negozio sfavillante di specchietti per le allodole e poco più; non è certo da Coin che si concentrano i paperoni nostrani. Ma la politica ribelle oggi è fatta così: forconi con tricolore e braccia tese da una parte e qualche sparuto nostalgico del ’68 sotto le bandiere NoTav dall’altra.
Poca roba, poco significativa, poca prospettiva, zero strategia politica. Almeno a sinistra; a destra qualche burattinaio a tirare i fili si intravede.
Distrattamente uno poi guarda le foto e lo colpisce un particolare curioso: sul casco azzurro di un poliziotto spicca, comicamente fuori posto, l’adesivo di una faccina gialla tipo smiley.
Non si tratta dello zainetto di uno studentello delle medie o del diario personalizzato a fiorellini di una fanciullina. E' la divisa di un agente in servizio. Quindi non dovrebbe esserci; però c’è. Quello che invece continua a non esserci - cambiano i governi, cambiano i ministri, ma la storia rimane sempre uguale - è il codice identificativo degli agenti in servizio di ordine pubblico. Cioè quel numeretto che dovrebbe permettere l’identificazione, in caso di necessità, dell’agente o del militare cui fosse necessario dare un nome e un volto.
C’è ormai quasi ovunque nel mondo occidentale, anche in paesi che certo non sono famosi per la democraticità delle loro istituzioni. Ne avevo già parlato mesi fa e molti ne avevano già sottolineato l’urgenza e la necessità soprattutto dopo l'ignominia dei clamorosi fatti di genova 2001.
Ma il tempo passa e l’anonimato (capace di garantire l’eventuale impunità di azioni illecite) resta. Mentre la faccina sorridente appiccicata al casco sembra ridere; alla faccia nostra.
Naturalmente non siamo così ingenui da non pensare che l'adesivo possa avere un significato recondito che gli agenti sono in grado di riconoscere (come le tre strisce nere verticali sul casco di un altro poliziotto),
 

 
ma la democrazia non dovrebbe esprimersi per segnali criptati che rimandano ad un alfabeto riservato a pochi intimi.
Dovrebbe percorre la strada della trasparenza, che non significa gettare la privacy di un agente in pasto alla folla inferocita, ma, banalmente, permettere alla magistratura di fare il suo lavoro di indagine - quando fosse necessario - con rapidità ed efficienza. Senza dover aspettare che scadano i termini di prescrizione prima di arrivare a sapere almeno il nome di chi dovrebbe essere sottoposto ad un eventuale giudizio.
Dare un numero a una divisa per poter dare un nome a quel numero in caso di necessità (magari anche per dargli una medaglia). Una piccola norma democratica da inserire nel programma democratico, per quanto ondivago, del governo prossimo venturo. Per adeguarsi agli altri paesi democratici, almeno.
Sempreché questa sia la nostra prospettiva
Fonte SITO

Nessun commento:

Posta un commento