Nel percorso esistenziale della vita ogni essere umano, anche colui che è avvolto nell'ateismo più assoluto, prima o poi dovrà scontrarsi con la propria moralità intellettuale... Alchimista Metafisico
Siamo spettatori universali: il dissolvimento delle democrazie in oligarchie mediatiche è all'opera non solo in Italia ma in tutto il mondo. H.G. Gadamer

mercoledì 23 ottobre 2013

LAVORO, EMERGENZA DIMENTICATA

 La Legge di Stabilità non ha soddisfatto nessuno: dagli imprenditori ai sindacati, dai lavoratori dipendenti al popolo delle partite Iva. Cadoinpiedi.it ne ha parlato con Walter Passerini, giornalista e autore insieme con Mario Vavassori di Senza Soldi (Chiarelettere, 2013). Che dice: "Il Governo non è abbastanza forte da occuparsene".
 
 
Gli stipendi crollano e gli italiani fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Secondo Confesercenti il reddito disponibile calerà del 6,5% a fine 2013. Lo scorso anno il potere d'acquisto delle famiglie era calato del 4,7%, il che significa 1.642 euro in meno per un nucleo di tre persone, 1.351 euro per una coppia e 1.809 per genitori con due figli. Il Governo Letta ha promesso interventi sul lavoro, sulla tassazione, tra le altre cose. Ma la Legge di Stabilità non ha soddisfatto nessuno: dagli imprenditori ai sindacati, dai lavoratori dipendenti al popolo delle partite Iva. "Il lavoro non è ancora una priorità nei suoi dati più drammatici", ha detto a Cadoinpiedi.it Walter Passerini, giornalista e autore insieme con Mario Vavassori di Senza Soldi (Chiarelettere, 2013). "Il Governo non è abbastanza forte da occuparsene".

DOMANDA: Come giudica gli interventi messi in campo dal Governo Letta?
RISPOSTA: I provvedimenti del governo sono sicuramente deboli, e questo principalmente perché sono espressione di una compagine politica che difficilmente riesce a stare in simbiosi se non su progetti di emergenza prioritaria concordata.

D: Eppure il lavoro è un'emergenza vera. Come è possibile?
R: E' un mistero. Anche se la disoccupazione ufficiale ha superato i 3 milioni, non si parla mai di forte disagio occupazionale che è un parametro invece molto usato in Europa: circa 9 milioni di persone sono in questa situazione. E abbiamo il 40,5 per cento di giovani disoccupati, più di due milioni di Not in education employment or training (Neet), ovvero giovani che non studiano, non lavorano, non si formano, e poi 5 milioni di persone che sono in situazioni di povertà assoluta, cioè vivono con meno di 500 euro al mese. Il problema è far acquisire il lavoro e il rischio povertà come priorità sociali.

D: E invece?
R: Non è un obiettivo praticato e nemmeno dichiarato da un governo che ha una montagna di problemi e scalatori del potere, molto più intenti ad azzuffarsi tra loro che a risolvere i problemi reali.

D: Vuol dire che si parla continuamente di lavoro e poi non è mai al centro dell'azione politica del Governo?
R: Il problema è che c'è un'ipoteca politica troppo forte che rende troppo debole questo Governo. Si parla di giustizia, di decadenza, di riforma elettorale, ma la questione sociale è la vera priorità.

D: E cosa si può fare?R: La debolezza del governo può essere accettata in fase temporanea se si fissa come obiettivo comune due o tre cose da fare. Il problema è che le attuali forze di maggioranza hanno secondi e terzi fini che impediscono scelta priorità. E poi c'è il debito pubblico a complicare tutto.

D: Quale può essere la soluzione, allora?
R: Sono tre le cose da fare: una è l'intervento sul cuneo fiscale, una riduzione delle tasse sui salari e sulle imprese importante per dare ossigeno a persone e aziende. La seconda è il ridisegno della formazione professionale perché oggi aziende cercano e non trovano tecnici. La terza è la creazione della rete dei servizi all'impiego pubblici (centri per l'impiego) e privati (agenzie del lavoro). Se non c'è una rete che ascolta chi perde lavoro, offre dei servizi e aiuta a trovare un lavoro anche temporaneo, o un'occasione formativa non riusciamo nemmeno a sfruttare le risorse europee.

D: Non siamo capaci di sfruttarle?.
R: L'ultima volta abbiamo lasciato a Bruxelles il 60% delle risorse. Cioè, abbiamo speso solo il 40 per cento di 55 miliardi e questo ci rende doppiamente colpevoli: non abbiamo usato i soldi a nostra disposizione, aggravando i nostri problemi.
Fonte : SITO
 

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